RIA Armando

La Giunta Comunale, guidata dal Sindaco D'Argento, con deliberazione n. 210 del 03.09.2008, ha voluto intitolargli la sala per le riunioni e manifestazioni, posta a destra del portone di ingresso del palazzo marchesale "De Franchis" di proprietà comunale, e ciò per rendere omaggio all'opera di un illustre personaggio locale legato alla storia di Taviano e che si è particolarmente distinto nel campo amministrativo, nell'attività sociale e, soprattutto, in quella educativa.

Prof. Armando Ria
Periodo: (1923 - 1992)

«Il 1964 fu l'anno della svolta, la mano passò alla Democrazia Cristiana. Artefice primo fu il prof. Armando Ria, il quale, tra i tanti che come lui non avevano mai cessato di lottare per un simile successo, era stato certamente il più combattivo, quello che più di tutti aveva creduto nella possibilità di dare al paese un governo diverso da quello in carica.
Uomo di trincea il prof. Ria, risoluto, coriaceo, senza incertezze né cedimenti, aveva a base e fondamento della propria esistenza i valori cristiani e i principi costitutivi del Partito, radicati nella dottrina sociale della Chiesa, e di ciò dava continua testimonianza attraverso una condotta di vita esemplare. La sua elezione a Sindaco, avvenuta nel 1970, fu l'occasione migliore per esprimere, in maniera piena, nella concretezza dei suoi principi, la sua grande umanità, consapevole della necessità di doversi misurare tutti i giorni con lo stato di bisogno di tanta gente, anche se le condizioni economiche di buon numero di famiglie erano migliorate, grazie anche alle rimesse degli emigranti, e lo stesso clima politico era notevolmente cambiato.
Nell'esercizio del suo mandato che, come vedremo, sarà breve, non mancarono le iniziative per il prosieguo di opere iniziate e la messa in cantiere di nuove, come, nei rapporti con i cittadini, fu subito evidente la sua piena disponibilità per tutti in tutte le ore che gli impegni professionali lo consentivano e in ogni luogo. Nel 1972, a meno d due anni dalla nomina, per gravi motivi di salute, dovette dimettersi e cessare da ogni attività politica, alla quale fece ritorno, dopo diverso tempo, in misura marginale e, logicamente, senza il vigore che lo aveva reso unico nel panorama politico locale.
Con l'uscita di scena del prof. Ria finiva una stagione di grandi fermenti politici e di grande partecipazione, stagione irripetibile per il clima che l'aveva caratterizzata, per quello che aveva rappresentato nella promozione sociale delle classi lavoratrici, per il contributo dato dai nostri primi cittadini a quella promozione e al processo democratico della nostra gente, per essere stata essa stessa unica senza possibilità di eguali.».
 

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