L'UOMO, LA BESTIA E LA VIRTU'

di Luigi Pirandello

L'UOMO, LA BESTIA E LA VIRTU'

“ L’uomo, la bestia e la virtù” è stato scritto da Luigi Pirandello nel 1919. Tratto dalla sua novella “Richiamo all’obbligo, è tra i suoi testi più rappresentati in Italia e nel mondo. Il motivo di questo successo? Ce lo suggerisce lo stesso autore che definisce la sua opera “una tragedia annegata in una farsa”.
La storia ruota intorno a tre maschere: quella dell’ Uomo rispettabile indossata dal professor Paolino, innamorato della Signora Perella che a sua volta incarna la Virtù, e quella della Bestia che è il marito, il Capitano Perella, perennemente in viaggio, che ha un’altra donna a Napoli ed evita la moglie ogniqualvolta ritorna a casa usando ogni pretesto.
La società che Pirandello rappresenta è una società che pratica l’ipocrisia, “perché la civiltà vuole che si auguri il buongiorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo” dice il professor Paolino. “Ed essere bene educati vuol dire appunto essere commedianti”. Gli uomini per vivere devono indossare delle maschere. E la stessa sorte spetta anche al trasparente professor Paolino, così lo definisce l’autore, trasparente perché lui è autentico, e vorrebbe essere sempre se stesso, sennonchè un evento inaspettato lo costringe a mettere in piedi una farsa per sventare l’inevitabile tragedia. La Signora Perella rimane incinta, il Capitano, di ritorno dai suoi viaggi, si fermerà a casa per una notte soltanto e Paolino sarà costretto ad adoperarsi per gettare la sua amante fra le braccia del marito. La Signora Perella dovrà dunque vestire i panni di una poco di buono per preservare la sua virtù agli occhi della gente. Mentre il confine tra l’Uomo e la Bestia si farà sempre più indefinibile.
Luigi Pirandello è uno dei grandi maestri del teatro italiano del Novecento. Insignito del premio Nobel per la letteratura, da trame esili, spesso sgraziate, da ambienti quasi sempre piccoli borghesi, arriva dritto all’arte della grande Commedia e alla Tragedia. Un incontro tra letteratura e teatro che nella prima fase della produzione teatrale di Pirandello, nella quale si inserisce quest’opera, è caratterizzata da una forte atmosfera popolare. “L’uomo, la bestia e la virtù” è stato scritto in italiano, ma il protagonista mantiene un accento siciliano, cosicchè la lingua dialettale fa da detonatore a quel “grottesco” che si fa strumento di denuncia dell’eterna beffa della vita, che copre di derisione le aspirazioni dei miseri uomini all’amore, alla felicità, o semplicemente a una morale.

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